Per info contattaci al (+39) 335-8044586

Volare la nostra grande passione da sempre...

  

   Quando un principiante, giovane o adulto che fosse, doveva intraprendere la costruzione di un nuovo aeromodello e non aveva idea da che parte cominciare, veniva inevitabilmente indirizzato al laboratorio del Professor Mambelli presso la Torre Numai, sede dell’ Arma Aeronautica sita nel centro storico di Forlì. E così fu anche per me.
   Finalmente entravo in quel laboratorio seminterrato che aveva le finestre a livello del marciapiede esterno dalle quali da bambino, quando passavo di lì con mia madre, sbirciavo per riuscire a vedere qualche aeromodello appeso all’interno.
Mi ci mandò il mio maestro di volo, il professor Silvestroni, quando avevo 19 anni appena diplomato.
   Si entrava da un cancello all'interno del cortile della Torre Numai e ci si dirigeva nell’angolo in fondo a sinistra dove scendeva una scala talmente ripida che se non ricordo male, il portone di legno era posto in orizzontale tipo botola.
Una volta entrato ti ritrovavi in una stanza abbastanza grande piena di tutto ciò che riguardasse l'aeromodellismo: modelli finiti, modelli in costruzione, riviste del settore, piani costruttivi appesi alle pareti insieme a fotografie di aerei, materiali e attrezzatura di ogni tipo, il tutto coperto da un sottile velo di polvere finissima dovuta alle lavorazioni delle costruzioni in balsa.
   Seduto qua e la vedevi sempre qualche ragazzino alle prese con la costruzione di un veleggiatore a volo libero o radiocomandato. Ognuno aveva il proprio angolo dove lavorare e questo rimaneva a disposizione fino a quando il modello non veniva ultimato e portato a casa. A quel punto lasciavi un’offerta libera a titolo di rimborso dell'utilizzo della colla e di altro materiale.
   Chi assisteva i lavori e dava consigli era appunto il professor Mambelli Augusto che si muoveva fra i vari tavoli proprio come fa un campione di scacchi in una partita multipla contro più avversari.
  Dopo avere verificato che tutti stessero facendo correttamente il lavoro (sempre seguendo il motto incorniciato ed appeso alla parete “presto e bene non stanno insieme”), se ne tornava nella sua personale postazione dove si poteva ammirare la realizzazione a cui si dedicava in quel momento. Prediligeva progetti impegnativi come riproduzioni di aerei militari di ogni tipo fino ad arrivare alla realizzazione di un magnifico Tornado a ventola intubata con tanto di geometria variabile delle ali.
La sua era un’opera di volontariato che lo impegnava tutti i giorni lavorativi.
Altro personaggio immancabile ed importantissimo del laboratorio era il suo pastore tedesco Laila, che se ne stava tutto il tempo a sdraiata a terra a dormire.
Qualcuno ha affermato di avere visto spesso Laila svegliarsi all'improvviso e, dopo essersi stirata bene, cominciare ad agitarsi guardando il padrone scodinzolando. Questi, chiedendosi il perché di tale agitazione, guardando l'orologio si accorgeva che si erano fatte le cinque, ovvero l'ora di chiudere il laboratorio ed andare a casa.
   Il professor Mambelli per come lo ricordo io, era un uomo non tanto alto il cui viso era caratterizzato dallo sguardo buono e sorridente. Aveva un tono di voce pacato e moderato e i suoi modi erano molto adatti a familiarizzare con i giovani.
Un pomeriggio, attraverso la rete della vecchia pista di volo dell'aeroporto, mi raccontò della sua esperienza di guerra.
   Fece purtroppo parte di un gruppo di giovani forlivesi forse neanche ventenni che venne deportato nei campi di concentramento in Germania.
   Sapevo già di questa sua deportazione perché un altro giovane che era con lui era un mio familiare: il professore di inglese Felice Cenesi che visse con lui l’orrore della prigionia.
Mambelli in quella occasione mi raccontò che tutto sommato lui fu uno dei più fortunati, perché fu messo a lavorare in una fabbrica di carri armati dove i ritmi di lavoro erano talmente serrati che si riusciva a produrre un Panzer al giorno.

   Aggiunse che come operaio spesso era accolto da una famiglia del luogo con la quale aveva anche stretto un buon rapporto.
   Ma la cosa che più mi è rimasta impressa fu quella che una volta finita la prigionia e tornato a Forlì alla normalità della vita civile, se per caso avesse visto a terra del cibo buttato, si sarebbe dovuto trattenere dal gettarsi a raccoglierlo tanta era la fame che patì in quei terribili giorni.
   Il professor Mambelli è una vera e propria figura istituzionale, uno dei padri fondatori del Gruppo aeromodellisti di Forlì nell’epoca del volo radiocomandato. Penso che sia impossibile trovare un aeromodellista di Forlì (del gruppo dell'aeroporto) che non abbia messo piede nel suo laboratorio o che non abbia avuto a che fare con lui. La sua persona e il suo laboratorio erano un vero e proprio polo aeromodellistico attorno al quale ruotava tutta l’attività forlivese, tanto è vero che se lo si andava a trovare al laboratorio, ci si aspettava di incontrare qualche altro aeromodellista con cui scambiare quattro chiacchiere durante il pomeriggio.

    La sua dedizione e i suoi consigli hanno rafforzato la passione in parecchi giovani che in seguito hanno continuato a praticare l'attività anche in ambito sportivo raggiungendo notevoli risultati.
   La passione del professore, come quella di tutto il Gruppo aeromodellisti di allora, è stata segnata dalla improvvisa chiusura della pista di volo presso l'aeroporto ma soprattutto dalla chiusura del laboratorio.
   Col tempo c'è stato un suo inesorabile allontanamento dal mondo aeromodellistico, tanto è che parecchi giovani attuali frequentatori del Gruppo ingiustamente non ne conoscono la storia e l’importanza.
    Queste righe sono solo una riflessione personale del ricordo che il professor Mambelli mi ha lasciato: molti dei vecchi soci che lo hanno frequentato più di me possono raccontare episodi ben più ricchi e rappresentativi di quelli che ho descritto io.
    La mia speranza e il mio desiderio sono che questo mio ricordo scritto sia un punto di partenza per cominciare a ricordare e a valorizzare una figura così importante della storia del nostro Gruppo. 

Paolo Bassi

 

Accesso Utenti