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Volare la nostra grande passione da sempre...

    Ogni tanto alla vecchia pista presso l'aeroporto si organizzava un Raid con gli aeromodelli. Si trattava fondamentalmente di una gara di regolarità, ma con un particolare: pilotando il proprio modello si doveva percorrere a bordo di un' auto un percorso stradale lungo diversi chilometri in mezzo al traffico seppur limitato della domenica mattina, facendo tappa in una località fuori Forlì.

    Mi spiego: gli organizzatori stabilivano che una determinata domenica mattina ci si sarebbe ritrovati alla pista di volo per il raid. Da lì i vari aeromodellisti iscritti alla competizione sarebbero decollati dalla pista come qualsiasi altra domenica, ma subito dopo questi venivano caricati su un auto e da lì continuavano a pilotare mente l'auto (ovviamente guidata da un amico) si metteva in marcia e raggiungeva la località prevista dagli organizzatori per poi tornare al campo volo. Allo scadere di un tempo prestabilito si doveva fare atterrare il modello sulla pista...oggi solo a pensare ad una cosa del genere vengono i brividi: per ovvi motivi di sicurezza sarebbe vietatissimo oltre che sconsigliatissimo organizzare una gara del genere, ma allora erano altri tempi, anche se non troppo lontani...

    Io partecipai ad un raid che prevedeva il raggiungimento della frazione di Predappio "Rocca delle Caminate" che si trova a circa 10 km dall'aeroporto. Alla partenza veniva consegnata una mappa col percorso che si sarebbe dovuto fare. Non penso che gli organizzatori chiedessero particolari permessi alle autorità stradali. I modelli erano equipaggiati sia con motore a scoppio sia con motore elettrico, quest'ultimo allora quasi in fase pionieristica. I primi, visto che il volo doveva durare circa un'ora, a volte erano dotati di un serbatoio maggiorato per stare in moto più a lungo. L'alternativa era quella di atterrare in qualche campo lungo il percorso, fare il rifornimento di miscela e da lì ripartire, manovra che invece era obbligata per i modelli elettrici per il cambio delle batterie. Come pista di atterraggio improvvisata si poteva comodamente utilizzare  la strada stessa...

    La cosa più spettacolare a cui assistere era comunque lo spostamento in auto. Io allora avevo la fortuna di avere un amico con un auto decapottabile e da lì pilotai il mio aliante "Rieti" della Aviomodelli senza nessun problema, seduto comodamente sul sedile posteriore col modello sulla verticale dell'auto. Addirittura avevo un altro amico a bordo che si prestò a farmi da navigatore e che mi anticipava i cambi di direzione che l'auto avrebbe fatto, dato che era meglio che io non staccassi lo sguardo dall'aliante.     Altri invece preferivano adottare una soluzione decisamente più drastica e spettacolare, ovvero quella di smontare il portellone posteriore della propria auto e sedersi nel baule con le gambe fuori a penzoloni tenendo il modello in quota dietro all'auto...

    I casi più comuni erano quelli in cui si pilotava dal finestrino abbassato ma sporti con le braccia fuori per avere più visuale possibile.

    Era comunque una vera scorribanda di auto con a bordo modellisti serissimi e concentratissimi che guardavano fissi in alto per non perdere il proprio prezioso modello.

    Pilotare un aeromodello stando seduti su un auto in marcia tutto sommato non è poi cosa così difficile, ma non oso immaginare in caso di avaria (tutt'altro che remota) che cosa fosse potuto succedere... a pensarci le casistiche erano infinite. Ma come già detto erano altri tempi e non ci preoccupava troppo, anche perchè il raid era fatto con una buona dose di consapevolezza e di buon senso.

    Grazie a questa singolare e bizzarra competizione abbiamo potuto passare indimenticabili e memorabili giornate di preziosa spensieratezza e divertimento puro.
 
 

Fiore all'occhiello del nostro gruppo è stata la Pattuglia Acrobatica, creata all'inizio degli anni '80. Si tratta della prima pattuglia acrobatica formata da modelli radiocomandati costituita in Italia. I tre piloti erano Baiardi, Bezziccheri e Rosetti e tutti e tre in seguito hanno svolto attività di pilota civile a livello professionale. Chi curava l'aspetto organizzativo era Iliano Bezziccheri che promuoveva e seguiva costantemente la pattuglia durante le varie e numerose trasferte.

Ecco l'articolo relativo tratto da "Touch & Go" Nr. 3 giugno 1985 anno I.

La pattuglia acrobatica degli aeromodellisti dell'Aero Club di Forlì alla quale "Touch and Go" ha dedicato la copertina del suo terzo numero, continua a mietere successi ovunque e a far parlare di sè su tutta la stampa specializzata e non.Come un tempo accadeva per il carnet di ballo di una bella ragazza, la piccola agenda di Iliano Bezziccheri, "papà impresario" della mini-pattuglia, è oggi zeppa di impegni assolti o da assolvere e di prenotazioni che purtroppo non potranno essere soddisfatte, almeno per il momento.Ogni domenica in giro per l'Italia: Pordenone, Bergamo, Molinella, Cremona, Comacchio, Brescia. Per non dire delle località della provincia. I nostri acrobati dell'aria si esibiscono mandando in visibilio il pubblico e con grande compiacimento degli organizzatori locali, che vedono la pattuglia assicurare il successo alla loro manifestazione. E' avvenuto il 15 di settembre a Bergamo e da un certo tempo anche in altre sedi, che le fantasie di Fabrizio Baiardi, di Stefano Bezziccheri e Renzo Rosetti, si collocano ormai come numero centrale, cioè il clou delle manifestazioni per aeromodelli radiocomandati cui partecipano. Non passerà molto tempo (e non è soltanto l'opinione  di chi scrive) che per le stesse manifestazioni aeree "vere", si richiederà la partecipazione di questi splendidi attori. Hanno tra l'altro un programma da far invidia alle pattuglie "grandi". Quindici minuti circa di volo con dodici figure: volo rovescio o negativo, looping, otto orizzontale, "zampillo", fieseler, "caos", doppio rovesciamento, "calice", doppio looping, immelman contrapposti, "bomba" e apertura finale prima dell'atterraggio. Durante l'esibizione la regia, o il compito della biga, per intenderci, è affidato a Elio Giulianini. E' un compito da non sottovalutare, il suo: ciascuno dei tre piloti è troppo impegnato a dirigere col radiocomando il volo del proprio modello perchè possa seguire con altrettanta attenzione quello degli altri due. Giulianini, alle loro spalle, provvede a coordinarli scandendo i tempi, comunicando le opportune correzioni e manovre. Due parole sui modelli che sono le riproduzioni in scala (1:4) del CAP 21. Hanno un'apertura alare di due metri e mezzo, un peso di 10 chili e possono raggiungere la velocità massima di 140 km/h. Montano un motore Super Tartan da 44 cc, bicilindrico, la cui potenza è di 5 HP a 8000 giri al minuto. La meritoria attività di questi ragazzi non è senza problemi. Cominciando alle rinunce cui vanno incontro per allenarsi ed esibirsi, tempo che necessariamente sottraggono ad altri loro impegni e alla propria libertà. Poi i costi, che non sono trascurabili, sia per garantire la continua efficienza dei modelli, sia per le lunghe trasferte che devono sobbarcarsi per ogni esibizione. Naturalmente un sollievo a questi oneri lo ricavano attraverso gli sponsor, che sono la FOX MOTORI "TARTAN" e l'esclusivista di Forlì della "PALINAL" Vernici, ma chiaramente non bastano questi interventi alle necessità reali, che sono di gran lunga maggiori. Intanto, in attesa di tempi o di scelte migliori, continuano ad allenarsi e ad esibirsi per la gioia e l'ammirazione di tutti, mentre Renzo Rosetti, "leader" della pattuglia (qualcuno insinua per l'età) starà certamente pensando di arricchire il programma con qualche nuova figura. Una annotazione finale: tutti i tre piloti della pattuglia sono piloti davvero in possesso di brevetto di secondo grado.

 
Sauro Tassinari
 
 

In queste foto i primi modelli della pattuglia: si tratta del riuscitissimo progetto "Acrobaitkone" dell' ing. Fantini di Genova equipaggiati con motore ST 30cc. Al centro, con i baffi, l'amico Alieto Saragoni "infiltratosi" in questa storica foto.

 

 

 

 

I CAP 21 descritti nell'articolo, kit di Bettini (Bologna).

 

 

 

 

 

 

 

DAL "TELE" AL "RADIO": UNA SVOLTA EPOCALE

 

Il primo Gruppo aeromodellisti di Forlì (quello per lo più di modellisti specializzati nel volo circolare vincolato, ovvero il volo "telecomandato" da due sottilissimi cavi d'acciaio) si era insediato nello spazio dietro alla struttura sportiva dell'Edera in viale della Libertà.

Ci furono soci che raggiunsero straordinari risultati in ambito competitivo, come Ugo Dusi che nel 1972 si aggiudicò il titolo mondiale di velocità per aeromodelli a volo vincolato circolare, Massimo Ugolni divenne campione italiano di velocità per modelli a reazione sempre della stessa categoria di volo e la squadra composta da Giancarlo Penso e Pier Paolo Marini divenne campione di "Team Racing" nel 1972 e nel 1977.

In quegli anni ci fu anche l'avvento del radiocomando (proporzionale) che raccolse ovviamente da subito i consensi di molti modellisti, data la possibilità di potere pilotare il proprio modello esattamente come se fosse un aereo vero.
A Forlì si venne così a creare un gruppo di pionieri di questa nuova disciplina che per fare volare le proprie creature utilizzava gli spazi adiacenti alle casermette di viale Roma.

Questi pionieri forlivesi erano: il prof. Mambelli, Vittorio Ragazzini, Antonio Francia e Baldini.
La nascita ufficiale del Gruppo risale al 1974, ovvero quando gli aeromodellisti furono accolti nelle strutture dell'aeroporto grazie all'intervento dell'allora Comandante dell'aeroporto, il Col. Pasquale Di Nuzzo, grande amico e simpatizzante degli aeromodellisti.

Dapprima fu loro concesso l'utilizzo in giorni stabiliti dello spazio oggi dedicato agli imbarchi, ma vista la sempre più crescente partecipazione da parte di nuovi soci, negli anni seguenti il Gruppo fu spostato nel lato opposto della pista, quello raggiungibile da via Decio Raggi.

Il piazzale dato a disposizione consisteva nella pavimentazione di un vecchio hangar aeroportuale ormai abbattuto (visibile ancora in piedi nella foto qui a destra scattata durante la guerra) ed era adiacente alle strutture della "Azienda Agricola Castellini".
 
Il piazzale però presentava un problema: era stracolmo di rottami ferrosi fra i quali vi erano molti residuati bellici accumulati negli anni. Ci volle del bello e del buono per rendere agibile quel sito! Fu quella la sede degli aeromodellisti di Forlì per oltre 25 anni.

La prima sistemazione che fungeva da rifugio fu in un vecchio furgone in disuso che venne adottato come riparo per fronteggiare le giornate più fredde.

Negli anni seguenti venne poi costruita una "baracca" in lamiera che venne dotata di ogni confort: luce, riscaldamento e televisione. Le pareti interne erano rivestite in legno e oltre al bagno sul retro era presente anche un piccolo ma efficiente bar autogestito dai soci.

Venne realizzata anche la pavimentazione esterna attorno al rifugio rendendo agevole la permanenza all'ombra dei grandi pioppi.
Inoltre fu asfaltata la pista di volo rendendola ottimale per i  decolli e gli atterraggi.

In quei primi anni venne anche costruita la nuova torre di controllo dell'aeroporto che prese posto proprio sul fianco destro della pista degli aeromodelli. Fu una presenza tutto sommato non troppo scomoda, anche se a volte qualche impatto è stato inevitabile...
 
La presenza della nuova torre ha comunque conferito una certa tipicità al luogo.
Già dopo i primi lavori di sistemazione della sede si è assistito ad un rapido e sempre crescente sviluppo dell'attività aeromodellistica grazie anche all'aiuto dell'Aero Club di Forlì che per statuto prevedeva la promozione di quest'attività.

Tale rilevante sviluppo è stato confermato dall'arrivo di importanti conquiste in ambito sportivo:
nel 1977 Paolo Casadei si classifica 22° (ma primo degli italiani) ai mondiali di F3B (alianti) in Sud Africa.

Nel 1981 è Rover Mersecchi ad aggiudicarsi il primo posto nel Raid di S. Marino, risultato completato dal primo posto aggiudicatosi dalla squadra dell'Aero Club di Forlì. Nel 1983 Samuele Villani conquista il 5° posto assoluto ai mondiali di F3B in Inghilterra.

Nello stesso anno viene costituita per la prima volta in Italia una pattuglia acrobatica composta da tre Siae Marchetti radiocomandati pilotati da Stefano Bezziccheri, Fabrizio Baiardi e Renzo Rosetti, ospitati in una occasione anche dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale.
Nel 1991 è sempre Rover Mersecchi a vincere a Ravenna i campionati italiani di RCV (alianti).

Sempre nel 1991 Stefano Lucchi conquista il titolo di campione italiano nella categoria F3C (elicotteri), ma va ricordato che lo stesso Lucchi vanta altri quattro titoli di campione italiano conquistati negli anni '85, '86, '87 e '90. Inoltre nel 1986 si piazzò secondo negli europei in Francia e nel '87 giunse quarto nella lotta per il titolo mondiale in Svizzera.

Ancora nel 1991 Paolo Casadei si aggiudica il settimo posto ai mondiali di F3B in Belgio, primo fra gli italiani.
Furono di quel periodo le varie edizioni della manifestazione "Forlì Vola" che videro sempre grande partecipazione di pubblico e di modellisti anche da altre nazionalità.

Il Gruppo aeromodellisti rimase attivo all'interno dell'aeroporto fino a quando fu allontanato per provvedimenti restrittivi presi dalle autorità aeroportuali dopo la penosa vicenda sollevata da "Striscia la Notizia". Fu un triste evento che determinò la fine della permanenza degli aeromodellisti nella sede che con tanto lavoro, sacrificio e dedizione si erano conquistati in tutti quegli anni, lasciandoli disorientati ma non intaccando minimamente la loro forte passione per l'aeromodellismo...
 
 
 

 

 

30 anni dopo: in questa foto da sinistra Paolo Bissi, Samuele Villani e Renzo Rosetti insieme all'aliante "Luxvil" col quale Villani si piazzò quinto ai mondiali di F3B nel 1983. Il modello è di notevole valore modellistico in quanto è costruito interamente in proprio con soluzioni all'avanguardia per allora.

L'ottimo piazzamento in una categoria estremamente tecnica come l'F3B è prova di una perfetta progettazione e costruzione. Il modello è tutt'ora volante ed è conservato nella collezione di Bissi.

 


 

Questa fotografia racconta una storia di amicizia profonda e indissolubile. Siamo sul campo di gara a Ravenna nell'aprile del 1970. I due protagonisti sono Renzo Rosetti (a sinistra) e Paolo Bissi e hanno appena concluso una gara classificandosi Renzo secondo e Paolo terzo. Fra di loro un aliante progettato dal grande Enzo Servadei.

In questa foto sono già dei ragazzi, ma è fino da quando erano bambini che frequentavano attivamente l'ambiente aeromodellistico di Forlì. La loro passione per il volo li ha fatti crescere insieme, ma la stessa passione, trasformata in professione della vita, li ha fisicamente allontanati per anni senza però scalfire il profondo sentimento di amicizia. 

 


   FORLI' VOLA è stata la manifestazione aeromodellistica di maggior rilievo che il Gruppo Aeromodellisti Forlì abbia mai organizzato nella sua storia passata.

   Nell'arco delle sue cinque edizioni (dal 1990 al 1994) ha visto coinvolte decine di piloti provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, centinaia di addetti ai lavori fra soci e personale esterno e soprattutto migliaia di presenze fra spettatori ed appassionati. Si teneva la prima domenica di settembre e da subito diventò uno fra i principali eventi del settore a livello nazionale. Durante lo svolgimento delle giornate si poteva assistere ad un continuo susseguirsi di voli di modelli di qualsiasi tipo fra i quali molti di notevole livello.

   I migliori piloti attivi in quel periodo non mancavano: Benito Bertolani con il suo Yak 18 (col quale fece fra le altre figure acrobatiche uno spettacolare tonneaux a 32 tempi oltre che un looping a coltello...), Giuseppe Dardanello col canard tripulso e con una pionieristica turbina, il campione Stefano Lucchi che allora era nostro socio, Clay Dall'Ara col suo maxi acrobatico, Gian Maria Aghem con i suoi modelli da record e all'avanguardia tecnologica, Lino dal Maso con la spettacolare strega, Gianni Biagini con il Tornado e il Cougar a ventola intubata, i fratelli Grazioli di Modena con i vari modelli a jet (F15, Mirage e Saab Gripen), Sebastiano Silvestri con le sue prodezze acrobatiche, Cuccolo con l'aliante da 7 metri, il team Sebino che in seguito fondò la omonima ditta, Giglioli di Modena con l'extra 260 da 2,7 metri, per citare solo i più conosciuti.

   Oltre a Lucchi ovviamente parteciparono anche diversi nostri soci con i loro modelli appositamente preparati per l'occasione, fra i quali Claudio Gardini col bellissimo Cougar a ventola intubata, Marco Corvini con il Sagittario pulso e Stefano Landi con l' F86 pulso. L'atmosfera che si respirava fra i soci era proprio quella di un grande evento da vivere in prima persona. Inoltre in quelle giornate la maggior parte di essi dava il proprio contributo in manodopera affinché tutto funzionasse alla perfezione. Anche a noi ragazzi venivano dati incarichi di servizio che svolgevamo col massimo dell'impegno.

   In generale, nonostante le inevitabili divergenze che a volte sorgevano per motivi organizzativi, fra i soci si creava un grande e produttivo affiatamento. Fra i vari episodi che successero durante le giornate va ricordato quello che riguardò un ospite che partecipava ormai abitualmente alle varie edizioni. Si tratta del sig. Merchinger col suo maxi modello bimotore riproducente un jet di linea. Date le notevoli ed inusuali dimensioni del modello, questo era una forte attrazione tra i vari esposti.

   Accadde però che durante l'edizione del 1994 il modello precipitò rovinosamente sulla pista distruggendosi irreparabilmente con evidente sconforto del proprietario e degli organizzatori.

   La causa della caduta fu dovuta al lungo viaggio in auto affrontato sotto una pioggia battente col modello fissato all'esterno sul tetto: l'acqua infatti inzuppò la struttura che cedette proprio durante il volo dimostrativo. 

   Ma fu proprio il nostro Gruppo ad organizzare subito una colletta fra i soci, gli organizzatori ed il pubblico per raccogliere denaro al fine di risarcire almeno simbolicamente Merchinger, visto il suo impegno nell'affrontare un viaggio così lungo per partecipare alla nostra Forlì Vola con un modello così impegnativo...

   La manifestazione era pensata e realizzata talmente in grande che fu proprio  per questo che purtroppo ad un certo punto si decise di non organizzarla più negli anni a venire: il giro di denaro infatti era diventato importante, come le spese da sostenere per la logistica a cui si aggiungevano altri innumerevoli situazioni delicate da gestire.

   I rischi, soprattutto quelli economici, erano talmente elevati che si decise di non esporre più il Gruppo ed i soci a tali situazioni: infatti sarebbe bastata una giornata di maltempo per vedere sfumare tutto e subire eccessive perdite economiche. Per noi ragazzi fu una vera batosta.

   Ricordo bene che non accettavamo l'idea di rinunciare alla nostra grande manifestazione, tanto che il presidente Vittorio Ragazzini dovette convincerci con fermezza a rassegnarci all'idea che non si sarebbe più svolta un'altra Forli Vola. Forse la magia di quelle giornate fu proprio dovuta al fatto che furono poche e grandiose. Penso che non esista aeromodellista di allora a Forlì (e non solo) che non abbia un ricordo piacevole di questa manifestazione.  

   È stata una bellissima ed irripetibile esperienza per tutti noi soci di allora, perché si è  avuto a che fare con qualcosa di grande e di nostro. Ci siamo ritrovati uniti nello scopo comune di fare vivere l'aeromodellismo nella nostra città e di farlo nel migliore dei modi, grazie ad un grande evento come Forlì Vola. 

Paolo Bassi 

In primo piano il Tornado costruito dal prof. Mambelli. Col megafono Pier Andrea Silvestroni direttore di pista.

 

La pattuglia acrobatica dei "Falchi 3".

 

 

 

 

 

Nell'autunno 2001 venne il giorno in cui gli aeromodellisti di Forlì non poterono più accedere alla loro pista all'aeroporto per motivi di sicurezza. Fu un divieto improvviso, inderogabile e definitivo, anche se c'era già il sentore di qualche importante cambiamento a nostro riguardo dopo agli attentati dell'11 settembre...
 
Una volta allontanati dovemmo fare richiesta ufficiale alle autorità aeroportuali per potere fare accedere qualche socio al rifugio per recuperare almeno le nostre cose prima che questo fosse raso al suolo da una ruspa. Poco dopo anche i grandi pioppi vennero abbattuti.
 
Il Gruppo Aeromodellisti subì un vero e proprio trauma che ebbe conseguenze anche negli anni a venire. Infatti, dopo tanti anni di coesione si verificò una spaccatura fra i soci dovuta al disorientamento provocato da quella situazione. Alcuni di essi decisero di spostarsi in un campo fuori Forlì dedicato esclusivamente ad alianti e a modelli elettrici.

Altri ancora frequentarono per un certo periodo un bel campo in collina vicino a Castrocaro Terme. Una parte dei soci (diciamo quella più consistente in fatto di numero) si mise alla ricerca, molto difficoltosa per diversi motivi, di un luogo dove riorganizzare una nuova pista di volo.
 
La scelta vide come sito giusto quello attuale, ovvero un lotto di circa duemila metri quadri in aperta campagna nella periferia a nord di Forlì, privo di qualsiasi ostacolo, orientato perfettamente con i venti della zona e con il sole alle spalle per un'ottima visuale. Furono portati lì i tavoli utilizzati per tanti anni all'aeroporto e poca altra attrezzatura, praticamente niente.
 
Si ripartiva da zero. Quasi subito fu eretto il palo per sorreggere la manica a vento. L'area consisteva in un quadrato di terra che fino a qualche mese prima era coltivato ad ortaggi. Non c'era proprio niente, neanche la strada per accedervi.
 
 
Nel periodo estivo era tutto sommato agibile, ma in inverno era davvero scomodo raggiungere la pista a causa del terreno fangoso. I lavori per rendere più confortevole il nuovo campo  cominciarono da subito.
 
Dapprima si sistemò la strada d'accesso e contemporaneamente ci si dedicò alla pista. Qui il terreno era da livellare e sistemare per avere una superficie ottimale per decolli ed atterraggi.
 
Il problema principale consisteva nel fatto che il tipo di terra era soggetto a crepare nei mesi estivi presentando profonde fessure. Ci vollero impegnative e continue lavorazioni negli anni per riuscire a ricompattare il suolo e renderlo liscio e livellato a sufficienza.
 
Comunque un po' alla volta si riuscì ad ottenere una pista coperta da un bel manto erboso. Parallelamente si cominciò a pensare anche alla logistica e ci si organizzò per sistemare un nuovo rifugio per affrontare le temperature più rigide durante l'inverno.
 
La dedizione continua di certi soci fece si che in pochi anni anche il nuovo campo fosse confortevole e favorevole alla vita sociale. Importanti migliorie riguardanti la sicurezza furono fatte in seguito installando delle alte reti di protezione per separare la zona di volo da quella di sosta dei piloti, riorganizzando anche il posizionamento della pista che di conseguenza fu ulteriormente allargata.
 
Questi interventi, a completamento di quelli precedenti, hanno reso il nuovo campo un luogo eccezionalmente adatto alla attività modellistica dove anche modelli avanzati come jet e maxi acrobatici di grandi dimensioni possono essere pilotati in maniera opportuna e soprattutto con un alto grado di sicurezza. 
 
Visto il notevole spazio di volo disponibile e assolutamente privo di ostacoli, le notevoli dimensioni e le ottime condizioni della pista e il notevole livello di sicurezza raggiunto, possiamo affermare che ad oggi il campo volo del nostro gruppo risulta essere uno dei migliori siti in Italia dove praticare attività di volo aeromodellistico.
 
 
 
 

  

 

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